la fibromialgia (o sindrome fibromialgica) è una dell malattie reumatiche più diffuse
La fibromialgia (o sindrome fibromialgica) è una malattia caratterizzata da un dolore muscolo–scheletrico diffuso e cronico, oltre che dalla presenza di punti dolorosi alla pressione (tender points) e da una cospicua varietà di sintomi clinici di accompagnamento. Si tratta di una delle malattie reumatiche più diffuse e, solo in Italia, è stimato che colpisca dai 3 ai 4 milioni di persone, soprattutto donne in età adulta, ovvero nella fascia 20-50 anni, anche se non sono rari i casi di fibromialgia in età pediatrica o durante l’adolescenza.
La fibromialgia è di difficile identificazione poiché non provoca alterazioni degli esami di laboratorio né alcun danno evidenziabile mediante le radiografie. La diagnosi, quindi, è soprattutto clinica e basata sui criteri stabiliti dall’associazione dei reumatologi americani (ACR), i quali prevedono:
- la presenza di un dolore diffuso simmetricamente e perdurante da almeno 3 mesi;
- La presenza di forte dolore alla palpazione di almeno 11 su 18 tender points, posti in corrispondenza di muscoli e tendini specifici.
Le cause specifiche della malattia non sono ancora chiare, ma è assodato che essa sia legata a un deficit di alcuni neurotrasmettitori, in particolare la serotonina, che portano a un disturbo della percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale. Diversi studi, ma anche la semplice esperienza clinica, indicano la frequente concomitanza di sintomi di ansia, stress e depressione nei pazienti, senza mai far luce se queste condizioni siano causa oppure un effetto della malattia.
Ai due sintomi principali, il dolore e l’intensa stanchezza, già presenti fin dal risveglio, si può associare una miriade di altre evidenze cliniche, la cui varietà potrebbe giustificare in parte le difficoltà nel diagnosticare la malattia. Tra i sintomi che i pazienti solitamente manifestano più di frequente vi sono: rigidità, disturbi del sonno, cefalea o emicrania, acufeni, disturbi gastrointestinali, urinari e della sensibilità, alterazioni dell’equilibrio e della temperatura corporea, allergie, disturbi cognitivi, ansia e infine depressione.
Fino a dieci anni fa la fibromialgia veniva considerata una malattia di origine psicogena e quindi difficile da curare.
Fortunatamente le prospettive, al giorno d’oggi, sono cambiate e si ritiene si possa curare con successo, utilizzando fondamentalmente la combinazione di due tipi di farmaci: i miorilassanti, che agiscono sul sintomo principale, nel caso specifico la contrattura muscolare, e alcuni agenti capaci di correggere i deficit alla base della malattia (come la carenza di serotonina) tra cui gli antidepressivi triciclici, gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (dual-SNRI). Gli analgesici minori (tramadolo, paracetamolo o la loro associazione) o i FANS atipici (nimesulide) devono invece essere utilizzati a basse dosi e per periodi di tempo limitati, solo come sintomatici.
Risulta essere molto importante unire alla normale terapia medica anche adeguati trattamenti non farmacologici di ricondizionamento muscolare attraverso l’attività fisica aerobica (cyclette, bicicletta, corsa, passeggiata veloce, nuoto ecc.) oltre alla somministrazione di calore in ambiente termale o, più semplicemente, con un bagno caldo a casa propria.